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Tecnologie cognitive

Domenica 22 Novembre 2015 13:01

Sta nascendo un nuovo ambito di innovazione, quello identificato dall’azione congiunta di due aree: la digital business e la digital intelligence. E molti vendor leader sono interessati da questa sfida.

Lo schema sotto riportato evidenzia nei blocchi la possibile evoluzione, a partire dalle infrastrutture intelligenti di rete e basi dati sino alla convergenza dei processi cognitivi e di apprendimento.   

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E' stata di recente annunciata da Google la tecnologia denominata "Smart Reply", che fa parte di un aggiornamento della funzione Inbox di Gmail.
La funzione è uno degli ultimi sforzi di Google per insegnare alle macchine come farsi carico di compiti che sono tipicamente umani. In questo caso specifico la società ha creato un programma che identifica, tra le e-mail in arrivo, quelle che necessitano di una risposta immediata. Poi propone fino a tre risposte possibili in base ai messaggi di posta elettronica ricevuti.
Smart Reply è disponibile sia su Android, sia su iOS.

Da tempo Big G punta sull'Intelligenza artificiale. Un anno fa aveva acquisito DeepMind, una startup britannica del settore, investendo circa 400 milioni di dollari.
L'AI è uno dei settori su cui puntano altre aziende tecnologiche, comprese Apple e Facebook.

Dal lato delle infrastrutture bisogna tener conto della posizione di Cisco, che vede la rete sempre più intelligente e programmabile, capace di collegare cose, persone, processi e dati (IoT).
Entro il 2020 sono previsti oltre 38 miliardi di oggetti intelligenti nel mondo che raccoglieranno informazioni e svilupperanno ulteriormente il mondo dei Big data. Occorreranno, quindi, strumenti capaci di semplificare la creazione di applicazioni e di operare nella totale sicurezza dei dati raccolti.
In Italia, di recente AlmavivA ha presentato Giotto, una piattaforma cloud flessibile e scalabile per sviluppare in modo più semplice e sicuro nuovi progetti nell’IoT.
Occorre superare la logica delle applicazioni a silos per entrare in una nuova era di servizi capaci di dialogare, semplificando la complessità, e questa Universal Platform for Enterprises é un insieme di componenti software, compatibili e collegabili, in parte già assemblati in elementi universali, riutilizzabili, con cui creare nuovi servizi.

Infine, un ambito applicativo particolarmente interessante é quello della Intelligenza Artificiale applicata all'automazione dei servizi ai clienti.
In un recente articolo uscito su New Scientist vengono citati casi di aziende, come Facebook, che stanno potenziando i loro sistemi di “virtual assistance” ma queste stesse aziende testimoniano che, considerato l’attuale livello di sviluppo della tecnologia, l’uso dei robot nella comunicazione con il cliente richiede ancora un significativo impegno umano, a supporto della tecnologia stessa. Questi esempi confermano che per fornire servizi “automatici” al cliente occorrono soluzioni ibride, dove appunto i motori (semantici o meno) vengano aiutati dalle persone per ridurre il tasso di errore vicino allo zero nel comprendere voce o testi.
Per ora, le persone funzionano come il backup della IA, colmano le lacune quando l'automazione incontra un problema che non è ancora in grado di gestire. Ma sono anche lì per insegnare all'intelligenza artificiale a non ripetere quegli errori. Ogni singola decisione "presa in coppia" sarà archiviata in una libreria enorme di dati di training, a cui gli algoritmi di apprendimento automatico del sistema possono attingere per gestire futuri compiti non familiari.

Ultimo aggiornamento Martedì 24 Novembre 2015 12:46