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Comunicazione e lavoro

Martedì 10 Maggio 2011 18:53

Nuovo modo di comunicare significa nuovo modo di lavorare? Ecco alcuni spunti tratti dal gruppo di discussione  AIDP Associazione Italiana per la Direzione del Personale su LinkedIn

bullet-arancio “Credo di si, laddove il “nuovo” si sostituisca integralmente al “vecchio”, se questo è ancorato ad una cultura non più attuale. Mi capita, a volte, di leggere nei vari contributi inseriti nelle varie discussioni, ancora la definizione di “dipendente” piuttosto quella legittima di “risorsa”. La differenza non è poca anche quando è la stessa risorsa a definirsi “dipendente” . In questi casi credo sia utile un nuovo modo di comunicare a partire da un rinnovamento del vocabolario gestionale”. (Antonello Goi).

bullet-arancio “Disporre di mezzi di comunicazione sempre più potenti e integrati vuol dire migliorare la propria visibilità e conoscenza. Ma richiede anche un’etica di rispetto degli altri, quindi delle loro passioni e, sul lavoro, delle loro competenze. In questo ambiente di collaborazione il termine “risorsa” assume un senso particolare, perché è valorizzato dalla stessa rete di comunicazione. Forse meglio che dagli organigrammi”. (MM)

bullet-arancio ”Proverei per un attimo a ribaltare il concetto, per capire fino in fondo la valenza della relazione Comunicazione-Lavoro. Abbiamo assolutamente bisogno di un nuovo modo di lavorare perché non ci possiamo più permettere i "Tempi & Metodi" (chi se li ricorda?) cui siamo stati abituati negli anni della crescita economica. Direi che per evitare rivoluzioni copernicane nelle aziende, che non farebbero altro che creare strappi deleteri, sia fondamentale partire da quei "soft skill" (che poi tanto "soft" non sono!) importanti per la gestione del cambiamento. E modificare il modo di comunicare, che poi troppo spesso nelle aziende significa "cominciare a comunicare" sul serio e non limitarsi alle campagne pubblicitarie, sia il modo migliore: il più difficile, ma quello che, sul lungo periodo, dà più garanzie di ottenere risultati”. (Marco Fabbri)

bullet-arancio “Il fatto é che la comunicazione é indispensabile dal momento che la filiera in cui operano le nostre aziende é sempre più estesa. Con il BPO abbiamo dato in outsourcing processi importanti e questo trend in una realtà globalizzata é sempre più rilevante. La difficoltà vera é quella di diffondere strumenti e servizi di comunicazione e di collaborazione, con coraggio e convinzione che la crescita passa anche da queste scelte. Vero é che non basta affidarsi a ottimi vendor di tecnologie, ma occorre metter mano ai propri processi, sapendo ascoltare (e stimolando) le esigenze degli utenti” (MM).

bullet-arancio “Un discorso condivisibile, quello sulla comunicazione, malgrado tutto da sdoganare.
Basterebbe partire da semplice analisi dei processi aziendali, ed emergono che molte pratiche si incagliano in problemi attinenti la comunicazione. Rimane che l'analisi dei processi è effettuata con paradigmi ingegneristici, la seconda nessuno ha ancora capito come funziona, famosi (e fumosi) soft skills. Tanto che basta vedere quanto molti manager siano contrari ad accettare che tali competenze effettivamente servano”. (Emanuele De Candia)

bullet-arancio “Penso che sia il tema centrale. L'economia post industriale non organizza più "forza lavoro", organizza "forza cerebrale". Nel 95' la azienda per cui lavoravo mi mandò ad un corso dove mi insegnarono ad essere coerente con i miei valori, autodisciplinato e fondamentalmente autonomo. Da responsabile del personale pensai fossero impazziti tutti. Avevano ragione loro. Se vuoi organizzare delle teste devi lavorare su questi temi. Significa non solo comunicare in modo diverso, significa rapportarsi in modo diverso. Su questi temi dovremmo continuare a quardare verso Ovest, a Est stanno mettendo contadini in fabbrica. Lo abbiamo già fatto e lo sappiamo già fare”. (Raffaele Zago)

bullet-arancio Mi collego alla riflessione sulla necessita' di lavorare su valori comuni e autonomia. Penso sia fondamentale far acquisire autonomia alle persone. Oggi più che mai, lavorare sulla parte "soft" della gestione, intesa come la capacita' dell'azienda di lavorare su motivazione, cultura e valori del singolo individuo può rappresentare la vera sfida, facendolo diventare protagonista di un cambiamento organizzativo e non un "casella" di un organigramma. Spesso si parla nelle aziende di change management, funziona solo se i capi dimostrano interesse a valorizzare i singoli e a rivedere le loro strategie senza preconcetti o vecchi legami. Allora la comunicazione e' solo la punta dell'iceberg!” (Chiara Malagrida)

bullet-arancio Riassumendo:
- “molte pratiche si incagliano in problemi attinenti la comunicazione”.
- ”per organizzare delle teste si deve comunicare in modo diverso e rapportarsi in modo diverso”.
- “è fondamentale far acquisire autonomia alle persone”.
Pensiamo a come i giovani comunicano con le nuove tecnologie: si può dire che si rapportano in modo diverso? Che hanno una spiccata autonomia nei rapporti interpersonali? Se sì, come è possibile valorizzare questi aspetti quando i giovani entrano in azienda? Può essere questo uno stimolo per ottenere un vero change management nelle aziende? (MM)

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Ultimo aggiornamento Martedì 10 Maggio 2011 19:01