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Il digitale è pervasivo

Mario Massone / Venerdì 16 Maggio 2014 18:48

Sto preparando l'intervento ad un incontro e mi domando se e quali "specialisti" servono per far decollare il mercato della Collaborative Commmunications. Bisogna capire bene gli obiettivi che si pongono le aziende.

Mi ricordo quando ero un giovane "product manager".
Per l'età e per il livello di esperienza, quella fu una esperienza vissuta in modo esaltante.
Tuttavia, avevo autonomia, ma poco budget. Ero credibile, ma nei fatti poco seguito.
Il "mio" prodotto era, appunto, solo mio. Pesava molto poco sul fatturato complessivo dell'azienda, richiedeva uno sforzo di gestione e commerciale molto elevato rispetto ai risultati che portava.
Fatto sta che, quando il mercato di quello specifico prodotto decollò, nell'organigramma di quella azienda sparì la figura dello "specialista di prodotto".

Ma veniamo ad oggi, alla Collaborative Commmunications (CC), che è basata sui due pilastri delle piattaforme tecnologiche:
- unified communication, UC,
- social collaboration, SC.cc

UC permette che le persone siano collegate e comunichino semplicemente da qualsiasi posto ed in qualsiasi momento.

SC consente che le persone possano condividere conoscenze per migliorare i processi delle aziende.

I principali servizi CC attivati in azienda e nella filiera del business sono così riassumibili:

  • strumenti UC, come l'instant messaging, video e presenza,
  • tecnologie di collaborazione, come riunioni o web conferenze,
  • strumenti social, come comunità (ESN), feed e microblogging.

Premesso che la stragrande maggioranza delle aziende non é in grado di misurare il calo di produttività dei dipendenti dovuto a disservizi nelle comunicazioni e a scarsa performance delle applicazioni. Se si effettua una sintetica analisi dei benefici oggettivi riscontrati con l'impiego di CC, si possono riscontrare che:

  • chi non ha ancora i servizi CC li chiede,
  • chi li usa perde meno tempo in trasferimenti poco produttivi,
  • i giovani che entrano in azienda esprimono apprezzamento per tali servizi,
  • sono dimostrabili più benefici per chi li usa di più rispetto a chi li usa di meno.

Le aree critiche collegate alla decisione di impiegare CC sono aggregabili su due fronti:

1. fronte tecnologico.
Occorre salvaguardare gli investimenti già realizzati in strategiatecnologie, scegliere tra piattaforme pubbliche o private o ibride, integrare i nuovi servizi con le altre piattaforme e salvaguardare gli investimenti già realizzati.

2. fronte organizzativo.
Bisogna prevenire e limitare i conflitti tra le funzioni aziendali, ad esempio tra IT e HR, tra Marketing e Vendite. L'esperienza degli utilizzatori è un fattore discriminante per la più ampia proliferazione dei servizi. Ottimizzare l'esperienza degli utenti è una priorità assoluta.

Esaminiamo la seconda area, e in particolare la promozione della Collaborative Commmunications all'interno e lungo la filiera organizzativa.
In altre occasioni avevamo sostenuto l'utilità di specialisti, meglio se di alta esperienza e di anzianità aziendale.
Questi "mentori" o "evangelizzatori", grazie alle conoscenze e alla esperienza di cui dispongono, possono favorire i nuovi servizi di Collaborative Commmunications all'interno delle organizzazioni e migliorare l'integrazione della nuova generazione di dipendenti.
Inoltre a queste figure si può delegare lo svolgimento di servizi a valore aggiunto: ad esempio, gestire rubriche e servizi personali, ma anche selezionare, proporre e commentare contenuti informativi vicini alle esigenze e ai gusti degli utilizzatori.
In definitiva, si garantisce una esperienza personalizzata e in tempo reale per ogni persona contattata.

Questo può essere una scelta. Tuttavia, esiste un'altro possibile percorso.
Certamente per affrontare la prima area critica - 1) fronte tecnologico - servono competenze tecniche molto specifiche per integrare e per innovare architetture e piattaforme, ma per la seconda area critica - 2) fronte organizzativo - serve ancora di più una consapevolezza ad alto livello decisionale.
Se esiste tale consapevolezza si può contare su una strategia e, con visione e coraggio, si può credere all'"azienda aperta" e realizzarla.
In tal caso la Collaborative Commmunications potrebbe contare su convinzioni ed esperienze diffuse in azienda, e non richiederebbe incarichi delegati a specialisti.
(M.M.)

Ultimo aggiornamento Martedì 10 Giugno 2014 15:28