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Manifesto per il Social

Lunedì 04 Giugno 2012 09:20

Ai partecipanti del Social Business Forum 2012 è stato distribuito un Manifesto redatto da Emanuele Scotti, Rosario Sica e Emanuele Quintarelli.

Articolato in 59 tesi e in una serie di approfondimenti che vanno dai sistemi di comunicazione 2.0 al social learning, dalla Network analyisis al ROI del Social Business, il Manifesto è stato distribuito con il numero di giugno della Harvard Business Review.

Leggere il Social Business Manifesto

Leggere il post di Marco Minghetti
 
Nel seguito le 59 tesi riportate nel Manifesto:

1. Il caos è una semplicità che non siamo ancora riusciti a vedere

2. Le organizzazioni sono conversazionicop

3. L'entropia nasce dal cercare di usare strumenti nuovi per fare cose vecchie, o dall'usare strumenti vecchi per fare cose nuove

4. La mail è superata da piattaforme di scambio più aperte ed emergenti. Le organizzazioni dovrebbero abolire l'utilizzo della mail al proprio interno

5. Davanti a problemi sempre più complessi e interconnessi, l'architettura decisionale rappresentata dai modelli di impresa e di governance contemporanei – ancorati ad un principio di tipo gerarchico e di comando/controllo – mostra tutta la sua inadeguatezza

6. La strada deve essere la cultura del rischio: senza rischi non si aprono nuove prospettive

7. I clienti conoscono i prodotti molto più delle imprese che li producono

8. Chi lavora si aspetta in qualche modo di poter partecipare al progetto organizzativo; il malessere è frutto dell'impossibilità di questa partecipazione

9. Per vedere fenomeni nuovi bisogna costruire strumenti nuovi di analisi e misurazione

10. Le organizzazioni sono organismi viventi. Prima ancora di generare prodotti generano e trasformano conoscenza

11. Questa capacità di generare e trasformare conoscenza le fa emergere o declinare nell'economia della conoscenza

12. La conoscenza viene generata e trasformata nelle conversazioni tra dipendenti, tra clienti e tra clienti e dipendenti

13. Le conversazioni superano i muri e i ruoli e privilegiano relazioni di fiducia difficili da condizionare

14. Il punto debole del knowledge management è il management

15. La collaborazione è la sfida delle organizzazioni contemporanee. Abbiamo solo iniziato ad occuparcene;gli strumenti di gestione e di managementattualmente disponibili sono inadeguati allo scopo in quanto nati in un'altra epoca e per obiettivi opposti

16. Collaborazione non significa (solo) coordinamento,pianificazione, gestione dei ruoli. Collaborazione significa mettere a frutto l'intelligenza collettiva

17. Oggi abbiamo bisogno di unire, di creare storie e significati comuni, di coinvolgere le sensibilità personali,di trovare l'ingaggio delle persone

18. Le organizzazioni troppo ordinate rischiano l'estinzione

19. Le organizzazioni ad alta performance hanno come punti di forza la disorganizzazione e i legami deboli

20. Nelle nostre organizzazioni c'è molta più intelligenza di quella che il management è disposto a riconoscere

21. L'intelligenza presente nelle organizzazioni rimane oggi intrappolata nelle procedure, nei riti, nei ruoli

22. É difficile guidare una conversazione, è più facile alimentarla o farla tacere per sempre

23. Una crisi economica è anche una crisi di modelli di management e di organizzazione del lavoro

24. Oggi grandi opere dell'uomo nascono dalle conversazioni,e spesso non hanno bisogno di manager

25. Il sapere delle organizzazioni oggi sta più nelle connessioni che nei data base aziendali

26. Teamwork, integrazione, collaborazione: le organizzazionisi riempiono la bocca dei concetti più lontani dalla propria pratica

27. Il mercato ha oggi una intelligenza più rapida e articolata di quella delle organizzazioni

28. Le organizzazioni reagiscono agli stimoli del loro mercato con una velocità inversamente proporzionale alla propria dimensione

29. I piani della Direzione Personale servono a coprire la paura di liberare l'energia e l'intelligenza presenti all'interno dell'organizzazione

30. I clienti, come i dipendenti, cercano un contatto e un dialogo ma trovano muri di gomma con titoli altisonanti: call center, customer care, direct line

31. I consulenti rafforzano lo status quo: cercano di riportare la complessità all'ordine prestabilito ma così facendo aumentano solo l'entropia poiché spostano il disordine ad un altro livello

32. L'innovazione disruptive non avviene nei dipartimenti di Ricerca e Sviluppo: avviene mescolando punti di vista e saperi in connessioni nuove e aperte

33. Le Intranet a senso unico sono inutili; le Social Intranet oggi possono diventare il sistema nervoso che permette a un organismo di sentire e di agire come un'unità: permette lo scambio degli stimoli, l'accumularsi della memoria, il formarsi dell'identità, il coordinamento delle azioni

34. Oggi c'è bisogno di unire: collegare i punti (vision) ma anche collegare le persone e creare sistemi autopoietici

35. Reputation: è tutto qui

36. Centro e periferia sono concetti del secolo scorso: nella rete la centralità è funzione dell'autorevolezza e della visibilità

37. Ascoltare, ascoltare, ascoltare: è il cliente che ti dice chi sei

38. Nell'economia della conoscenza puoi non sapere tutto ma devi essere ben connesso

39. Dall'economia della conoscenza all'economia del dono...

40. Il processo di business emerge dal basso, apprende continuamente, si adatta a partire dai feedback di dipendenti e clienti

41. Per pensare in un modo nuovo: abbandoniamo le slide e ristrutturiamo gli spazi di lavoro

42. Ascoltare le conversazioni non basta. Bisogna estrarne senso e guidare il cambiamento

43. I tuoi dipendenti vengono prima. Senza il loro coinvolgimento il tuo Marketing non sarà mai capace di coinvolgere

44. Per costruire nuove organizzazioni non c'è bisogno di società di consulenza

45. Le idee di clienti, dipendenti e fornitori sono buone quanto quelle del management

46. Il Social Business non è una nuova tecnologia, è una nuova azienda

47. Guardare al mercato tramite lenti del prodotto e segmenti sociodemografici ha perso di valore. Andiamo a caccia di passioni, bisogni, tribù

48. Un'azienda è centrata sul cliente quando riesce a guardarsi da fuori, abbattendo le barriere sia all'interno che all'esterno

49. Innovazione dal basso non significa realizzare tutto quello che i clienti chiedono. Innovazione dal basso significa capire qual è il problema che i clienti vogliono sia risolto e aiutarli nel risolverlo

50. Socializzare i processi non significa creare altri silos, seppure sociali. Socializzare i processi significa abbattere i silos tradizionali e sociali

51. Lavorare per uno stipendio non fa mai la differenza. Le persone oggi cercano una missione comune

52. Aprire una pagina Facebook è facile. Aprire le porte dell'azienda ed accogliere i clienti è difficile

53. Le aziende non sanno quasi mai cosa il cliente desidera perché hanno sempre avuto paura di ascoltare

54. Le community di persone non si creano e non si gestiscono.Le community si attraggono e si coltivano

55. Il nuovo management è più vicino alla coltivazione di una community che alla guida di un gregge

56. Il cambiamento parte dagli early adopters, ma il cambiamento sostenibile arriva a tutti gli altri

57. Il servizio al cliente è il nuovo marketing

58. L'unico modo per bilanciare l'eccesso di informazione da cui siamo sommersi è aggiungere ulteriore informazione che agisca da filtro

59. Ha fatto più innovazione negli ultimi 15 anni un gruppo di ragazzini che IBM, Microsoft e Oracle messi insieme.

Ultimo aggiornamento Mercoledì 06 Giugno 2012 11:07