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Modello di deploytment

Mercoledì 31 Ottobre 2012 16:01

Premesso che oggi serve aumentare la diffusione e l'impiego dei servizi UCC, proprio in questa fase di sviluppo del mercato sembra si riscontrino le mancanze più rilevanti.

Tutti i vendor sono consapevoli che l'esperienza degli utenti sia la cosa più importante, esperienza che determina l'adozione e alla fine il ritorno degli investimenti.

Di norma i vendor danno ai clienti e ai partners che installano il software e preparano i clienti il materiale necessario per l'end user training e per il monitoraggio.
Sta poi ai clienti, che lavorano con i partner, decidere come utilizzare gli strumenti che hanno a disposizione.  modelloucc
Questo, tra l'altro, non è un problema unico nel campo UCC, bensì molto diffuso nei mercato.
Ovviamente per minimizzare il costo del training e per ridurre i fenomeni di primo rigetto i vendor cercano di soprattutto di costruire interfacce intuitive.
Ma questo è veramente il minimo che si richiede loro.

Poi, per raggiungere l'obiettivo commerciale la politica del "prova e poi scegli" é importante, ma per essere veramente vincente essa deve accompagnarsi con una azione focalizzata sull'impiego corretto di strumenti che misurano l'impiego e la user experience.
In questa fase è vitale che gli utilizzatori delle aziende non siano lasciati soli.

Nella stessa fase del processo di vendita l'intervento dei partner é determinante ed economicamente si ripaga perché essi promuovono il deploytment più diffuso della soluzione UCC all'interno di una organizzazione e lungo la sua filiera.

Ecco perché, secondo il Forum UCC,  è indispensabile disporre una particolare azione di sensibilizzazione su di loro.
Tale intervento dovrebbe comprendere come interpretare e presentare i dati che risultano dagli strumenti di monitoraggio.
Intanto è importante che questi dati vengano condivisi con chi dovrà prendere la decisione sull'estensione dei servizi UCC al termine della fase di prova.
Inoltre tale lettura deve permettere due tipologie di riflessioni: una in ordine ai possibili risparmi indotti dall'efficienza e una relativamente alla possibilità di organizzare diversamente alcuni processi aziendali.
Grazie a queste "letture consulenziali" il manager potrà conoscere meglio la propria organizzazione, attraverso la fotografia delle modalità di comunicazione, modalità che, favorite dall'impiego dei nuovi strumenti di collaboration, possono suggerire nuove organizzazioni basate su condivisioni di competenze che possono dar vita a nuovi processi. Oppure tali modalità di comunicazione possono evidenziare sacche di inefficienza su cui intervenire.
In entrambi i casi il manager potrà raccogliere benefici rilevanti.

L'impostazione sopra riportata  può essere così descritta:
- si fa una prova,
- si raccolgono e analizzano i risultati,
- si decide se confermare o, ancor meglio, estendere,
- si decide o si cambiano i modelli organizzativi.

Dal punto di vista metodologico si tratta di un approccio abbastanza tradizionale, di vendita ed installazione.
Ma esiste anche la possibilità (forse più complessa) che UCC parta già con una filosofia organizzativa strutturale da modificare, che debba essere già testata in queste nuove modalità. Il vero concetto di UCC è, se vogliamo, proprio questo.

Ovviamente la prima impostazione resta valida e non viene inficiata dalla seconda. Che, tuttavia, va considerata.
Sarebbe interessante capire quale modello viene adottato sul mercato oggi.

MM

Ultimo aggiornamento Mercoledì 31 Ottobre 2012 16:26